Nella storia dell’umanità sono sempre esistiti comportamenti per la supremazia di un gruppo a danno di un altro. Ma negli ultimi secoli la degenerazione della violenza ha portato l’uomo all’arroganza ed alla supponenza di essere superiore a tutte le altre specie animali. Anche gli umani, diversi per colore di pelle o per altri interessi, sono stati discriminati creando una piramide antropologica. Questo è lo specismo, ovvero “specificare”, individuare e catalogare le “razze” e le “specie” umane ed animali per poterle valutare in relazione al proprio tornaconto, interesse, comodità, considerandoli una “proprietà” ad uso esclusivo, per lucro o addirittura per divertimento. La maggior parte dei filosofi, scienziati, inventori e matematici hanno sempre considerato di grande importanza il rapporto tra umani ed animali. Hanno sempre raccomandato di riconoscere la consapevolezza che l’umano possiede l’intelletto, la creatività, l’evoluzione tecnologica, per tutelare e difendere il pianeta, i suoi abitanti e la natura dei territori in cui vive. Invece l’uomo ha sempre preferito dominare gli altri esseri viventi a proprio vantaggio, sfruttandoli, prevaricandoli, massacrandoli. Dal secolo scorso è nata una nuova corrente filosofica in gran parte del mondo: L’”Antispecismo”, ovvero, realizzare una comunità dove non ci sia più la prevaricazione, lo sfruttamento, deciso dalla legge del più forte, ma un rapporto sociale e culturale basato sul reciproco rispetto. Si devono considerare valori assoluti la solidarietà e la vita. Le differenze di colore della pelle, di genere, di orientamento sessuale, di specie, sono da considerarsi una ricchezza ed una grande risorsa.